Contro i blackout la possibile soluzione è il gruppo di continuità?
I blackout paralizzano edifici, quartieri e città. Oltre al disagio dettato dall’assenza di energia elettrica c’è il rischio di rovinare gli apparecchi elettronici che popolano i nostri uffici o case o di perdere dati importanti. La soluzione esiste e si chiama gruppo di continuità, o UPS. Un gruppo di continuità o UPS (Uninterruptible Power Supply) è un dispositivo da collocare tra l’impianto elettrico e i dispositivi tech usati abitualmente.
I gruppi di continuità consentono di continuare ad alimentare i device in caso di blackout, seppur per pochi minuti; consentono di regolarizzare la corrente in entrata, eliminando quindi sbalzi e picchi di tensione. “Possono svolgere” perché in realtà non tutti gli UPS fanno entrambe le cose. Le funzionalità dipendono dalla tipologia.
Ad oggi ci sono tre tipi di gruppi di continuità:
Offline (o stand-by) – i modelli più economici, più compatti e adatti principalmente a singoli dispositivi – il cui funzionamento non è molto complesso. Quando la tensione rilevata è sopra una determinata soglia, usano l’impianto di casa per alimentare gli apparecchi connessi, mentre quando è al di sotto entra in funzione la batteria che può così fornire corrente ai dispositivi collegati. Però ci mette qualche millisecondo ad entrare in funzione, il che lo rende inefficace in caso di disturbi o sbalzi di tensione.
In-line. Anche questo gruppo di continuità richiede qualche millisecondo per entrare in funzione ma in compenso può contare su un regolatore di tensione che compensa eventuali difetti.
Online. Sono i modelli più cari e più ingombranti ma l’attivazione è istantanea, cosa che gli permette di essere abbinato anche ai dispotivi particolarmente delicati. Tenete presente però che consuma di più, perché i filtri EMI, quelli che permettono di annullare eventuali sbalzi e picchi di tensione, sono costantemente attivi.
Sono dei mediatori, li troviamo a metà strada tra l’impianto elettrico e l’apparato (o gli apparati) che si vuole proteggere. Quando non sono chiamati in causa, usano l’energia elettrica per accumulare energia nella batteria. Quando salta la luce, entrano in funzione per permettere ai dispositivi collegati di continuare a funzionare per un periodo limitato. E “limitato” in questo caso significa all’incirca 10 minuti. Consentono di effettuare il corretto spegnimento del device evitandogli così qualche shock.
Il Watt è la misura meno usata per gli UPS ma è la più affidabile ed è quella che indica la potenza attiva. Il Watt inoltre ha un chiaro vantaggio sul Voltampere. La maggior parte dei dispositivi ha una potenza espressa in Watt; questo significa che sommando i watt richiesti dai vostri device si può capire qual è la potenza totale da coprire. Se in tutto abbiamo ad esempio, 600 Watt, si può acquistare un UPS da 750 Watt.
Il Voltampere è più utilizzato e viene sfruttato per misurare la potenza apparente, o teorica. Si possono ricavare i Watt dai VA. Basta moltiplicare i VA per il fattore di potenza medio, che di solito è intorno a 0,6 o 0,7. Per fare un esempio pratico: 1000 VA x 0,6= 600 Watt
L’autonomia di solito si attesta intorno ai 10 minuti. Non tutti gli UPS hanno gli stessi ingressi, quindi prima dell’acquisto bisogna assicurarsi che ci siano quelli che fanno al caso proprio. Schuko è la classica presa tedesca, quella che permette di collegare un po’ tutti i dispositivi elettronici. Non è detto che siano tutte collegate alla batteria, il che significa che in caso di interruzione ci saranno dei dispositivi che continuano ad andare e altri invece che si spengono subito. IEC 320 C13 è quello che di solito collega l’alimentatore del PC o del monitor alla rete. In questi casi si necessita di un adattatore, singolo o a ciabatta. USB alcuni gruppi di continuità hanno una singola presa USB (tendenzialmente di tipo A) che si può collegare al PC e che si occupa di monitorare lo stato del computer. Esistono anche UPS dove l’USB-A consente al gruppo di continuità di salvare i dati e spegnere il PC in autonomia. RJ45 e RJ11 sono prodotti che permettono di collegare anche telefono, modem o fax. Sul mercato ci sono anche UPS che consentono di collegare batterie aggiuntive per aumentare l’autonomia. Non è una porta molto diffusa e normalmente si trova sui modelli di fascia alta.
Un gruppo di continuità non è una power station. L’UPS è un dispositivo che protegge gli apparecchi connessi e da il tempo necessario ad eseguire la corretta procedura di spegnimento. La Power Station invece è una stazione di ricarica portatile quindi al suo interno abbiamo una maxi-batteria che può alimentare anche per ore uno o più dispositivi, rimanendo completamente separati dalla rete elettrica.
L’UPS protegge i dispositivi elettronici ma, una volta spenti, non avrete la corrente per alimentarli. La Power Station non ha questo ruolo ma in compenso può darvi energia utile quando salta la luce, in attesa che nell’ufficio o nel palazzo torni la corrente.