I bordelli di Bologna: storie e curiosità
Bologna, città di storia e cultura, ha sempre avuto una reputazione accogliente e vivace. Tra le sue mura, fino all’entrata in vigore della Legge Merlin nel 1958, esistevano bordelli regolamentati che hanno lasciato un’impronta curiosa e leggendaria nella memoria collettiva. Oggi esploreremo le storie più curiose dei bordelli bolognesi, i loro protagonisti e come il modo di vivere la sessualità è cambiato nel tempo.
La “Casina Rossa” e altri bordelli storici
Tra i bordelli più noti di Bologna spiccava la Casina Rossa, situata nei pressi del centro storico. Questo luogo non era solo una casa di tolleranza, ma un vero e proprio salotto elegante. Le madame curavano ogni dettaglio: dai mobili raffinati all’illuminazione soffusa, passando per la musica dal vivo che creava un’atmosfera unica.
La Casina Rossa era frequentata da uomini di ogni ceto sociale, dai borghesi agli studenti universitari. Si racconta che questi ultimi, spesso con pochi soldi in tasca, si organizzassero in gruppi per dividere le spese, rendendo il luogo celebre tra i giovani.
Un altro bordello storico era situato in Via San Felice, noto per la severità della sua madama, che imponeva regole di galateo rigide. Questo approccio attirava una clientela selezionata, ma creava anche storie esilaranti, come quella del cliente che venne cacciato per non aver salutato educatamente le lavoratrici. Lodevole se vero.
Discrezione e segreti: la fama dei bordelli bolognesi
I bordelli di Bologna erano famosi per la loro discrezione. Uomini illustri, come notai, avvocati e politici, frequentavano queste case grazie a ingressi secondari e passaggi segreti che garantivano privacy. Una leggenda narra di una porta nascosta nella “Casina Rossa” che conduceva direttamente a una taverna vicina, permettendo ai clienti di uscire senza essere visti.
Si racconta anche che alcune case di tolleranza servissero da punti di incontro per i partigiani durante la Resistenza. Le lavoratrici, invisibili agli occhi delle autorità, aiutavano a trasmettere messaggi e a nascondere armi, come nel caso della famosa “La Rossa”, una figura leggendaria che sfruttava il bordello come copertura per le sue attività clandestine.
Miti e leggende: le studentesse e i bordelli
Un mito curioso che circola ancora oggi è quello delle studentesse universitarie che, in tempi difficili, avrebbero lavorato nei bordelli per mantenersi agli studi. Questo mito mescola l’immagine della “bolognese colta e bella” con quella della donna indipendente, creando un paradosso affascinante. Sebbene non ci siano prove concrete, la leggenda contribuisce a rafforzare il folklore cittadino.
La fine dei bordelli e l’ultima notte
Con l’approvazione della Legge Merlin nel 1958, le case di tolleranza furono chiuse. Si narra che l’ultima notte prima della chiusura sia stata celebrata con balli, canti e lacrime, un addio nostalgico a un’epoca che stava finendo. Alcune madame e lavoratrici si reinventarono, aprendo attività come trattorie o sartorie, continuando a far parte del tessuto sociale della città.
Dai bordelli ai siti web: l’evoluzione dei tempi
Oggi, i bolognesi di ogni ceto sociale hanno sostituito i vecchi bordelli con soluzioni più moderne e discrete. Invece di varcare la soglia di una “Casina Rossa,” molti utilizzano piattaforme online specializzate per incontrare partner occasionali. Una di queste piattaforme è 1001notte, che si definisce una escort boutique per gentlemen.
Siti web dedicati consentono di scegliere tra opzioni personalizzate, come caratteristiche fisiche, città e preferenze, offrendo un’esperienza su misura. Questa transizione riflette non solo l’evoluzione della tecnologia, ma anche il cambiamento delle abitudini sociali e culturali.
Se ieri i bordelli rappresentavano un luogo fisico, oggi il mondo virtuale è il punto d’incontro preferito dai bolognesi, che hanno saputo adattarsi ai tempi mantenendo viva la loro fama di persone aperte, curiose e alla ricerca di esperienze autentiche.
La Bologna di oggi non dimentica le sue radici storiche, ma guarda avanti, trovando nuovi modi per mantenere viva quella “grassa, dotta e rossa” tradizione che l’ha sempre contraddistinta.