Il sistema ospedaliero ha fatto registrare un ulteriore aumento delle ospedalizzazioni

È positiva la fotografia degli ospedali che emerge dal Programma nazionale esiti 2024-Report su dati 2023 di Agenas, presentato a Roma al Cnel. “Nel 2023 – si legge nel rapporto – il sistema ospedaliero ha fatto registrare un ulteriore aumento delle ospedalizzazioni, che tornano a essere quasi 8 milioni (312mila in più rispetto al 2022), sia per i ricoveri urgenti sia per quelli programmati e diurni”.

Il Programma nazionale esiti non stila classifiche, ma mediante una serie di indicatori relativi a otto diverse aree cliniche, valuta le strutture di tutto il territorio nazionale. A “guidare” è l’Humanitas di Rozzano, che ha una valutazione di qualità alta o molto alta in sette aree su otto, mentre tra gli ospedali pubblici quelli con la valutazione migliore sono l’Azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche e l’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze.

Il programma è una bussola per analizzare appunto gli ‘esiti’ e valutare e misurare le performance, in base a 8 diverse aree cliniche, delle strutture sanitarie. Uno strumento dedicato ai livelli di governo e di gestione del Ssn e, soprattutto, ai professionisti. Ma evidenzia anche dove la sanità raggiunge livelli di qualità e dove invece ci sono margini, anche ampi di miglioramento.

Il Programma nazionale esiti 2024-Report su dati 2023 “non è una classifica, non dà premi o punizioni, ma vuole generare una positiva competizione tra aziende ospedaliere. Per il terzo anno consecutivo l’Humanitas di Milano si conferma eccellenza, con livelli altissimi nelle 7 aree cliniche prese in esame dal report”. Ci sono “poi due ospedali pubblici a pari merito, l’Azienda ospedaliera di Ancona e il Careggi di Firenze. L’Ao di Ancona era nei primi posti anche lo scorso anno, ma ha fatto un notevole balzo in avanti e in tutte le 7 aree ha risultati di eccellenza. La sorpresa è il Careggi”, azienda ospedaliero-universitaria “che ha fatto grandi investimenti e si vedono”. Lo ha spiegato il Domenico Mantoan, direttore generale Agenas, parlando con i giornalisti a Roma a margine della presentazione del rapporto.

“Il sistema del Pne è unico al mondo e produce dei dati non contestabili, andiamo a vedere il comportamento dei professionisti e mettendo insieme i dati riusciamo a definire il comportamento delle singole aziende. Nel 2023 il sistema è ripartito dopo l’emergenza. Ci sono eccellenze al Nord, ma iniziano ad esserci anche al Sud e il divario si sta riducendo. Per la prima volta la Calabria che per anni è sta maglia nera dei Lea non lo è più”, e ha fatto un «notevole il balzo in avanti con reparti con situazioni di buona sanità. Merito del commissario Occhiuto. Anche la Sicilia ha fatto un buon balzo in avanti, vuol dire che è stato fatto un buon lavoro”. Lo ha spiegato il Domenico Mantoan, direttore generale Agenas, parlando con i giornalisti a margine a Roma alla presentazione del Programma nazionale esiti (Pne) 2024-Report su dati 2023 di Agenas.

Il Programma nazionale esiti 2024 ha come strumento per le attività di audit il ‘treemap’ che “permette di restituire una rappresentazione grafica sintetica della qualità delle cure, attraverso gli indicatori relativi a 8 diverse aree cliniche”, precisa l’Agenas. Nel 2023 “vengono valutate con il treemap il 70% delle strutture rispetto al 66% del 2022. Circa un terzo delle strutture è stato valutato solo per una o due aree cliniche. Le strutture non valutate con il treemap sono strutture con volumi complessivi molto bassi (in media circa 500 ricoveri)”.

“Delle 950 strutture valutate col treemap, 356 sono valutate per almeno 6 aree cliniche e, di queste, solo 3 hanno una valutazione di qualità alta o molto alta per tutte le aree cliniche considerate e hanno tutti gli indicatori calcolati per le aree valutate. Nessuna struttura con almeno 6 aree valutate e tutti gli indicatori calcolati per quelle aree ha una valutazione di qualità bassa o molto bassa per tutte le aree cliniche considerate – puntualizza l’Agenas – Nella stragrande maggioranza delle strutture ospedaliere convivono aree di qualità alta o molto alta con aree di qualità di livello basso o molto basso”.

Il Programma nazionale esiti 2024 mette a terra gli audit “per identificare aree critiche rispetto alle quali avviare un percorso di audit sulla qualità dei dati e sul percorso clinico organizzativo”. “Il numero complessivo di audit è pari a 404 distribuiti in 239 strutture, prevalentemente concentrati nelle aree cliniche ‘Gravidanza e Parto’ (soprattutto in relazione ai parti vaginali dopo Tc e alle episiotomie nei parti vaginali), ‘Cardiocircolatorio’ e ‘Osteomuscolare’ (relativamente alla tempestività degli interventi dopo frattura del femore nei pazienti di età sopra i 65 anni)” sottolinea l’Agenas.

“Rispetto alle strutture segnalate lo scorso anno per l’audit, si evidenzia che nella presente edizione 62 hanno superato le criticità precedentemente evidenziate. In particolare, 7 strutture sono passate da un livello molto basso di aderenza a standard di qualità a un livello alto o molto alto: ospedale Maggiore C.A. Pizzardi (Bo), Azienda Ospedale Università di Padova, Ospedale di Circolo S. L. Mandic – Merate (Lc), Casa di Cura Ini Srl – Grottaferrata (Rm), Ospedale Mons. R. Di Miccoli (Bt), Ospedale della Valdinievole di Pescia (Pt), Ospedale Civile Villa d’agri Marsicovetere (Pz)”.

L’analisi delle varie aree cliniche prese in esame dal Programma nazionale esiti 2024. Area cardiovascolare: “Complessivamente aumenta dal 51% nel 2022 al 59% nel 2023 la percentuale di strutture con livelli di aderenza a standard di qualità alti o molto alti (valutazione mediante indicatori Pne treemap)”. Bypass aorto-coronarico (Bac): “In recupero i ricoveri, migliora la concentrazione della casistica”. Relativamente al numero di ricoveri “per Bac isolato (ossia non associato ad altri interventi cardiochirurgici), nel 2023 si è ulteriormente attenuato il gap rispetto al periodo prepandemico: -5,5%, pari a circa 750 ricoveri in meno”.

Chirurgia oncologica. Tumore maligno della mammella: “77% degli interventi effettuati in strutture oltre la soglia del Dm 70/2015. Nel 2023, 66.532 ricoveri per intervento su tumore maligno della mammella (2.500 in più rispetto al 2022). Le strutture con volume di attività uguale o superiore a 150 interventi/anno sono risultate 168 (erano 165 nel 2022), per un valore corrispondente di casistica pari all’85% (era 84% nel 2022). Nonostante il quadro positivo – segnala il report – persiste ancora nel 2023 un numero consistente di strutture (201 in totale) con casistiche pari o inferiori a 50 interventi/anno”.

Tumore maligno del colon: “Migliora la concentrazione della casistica, ma con margini di miglioramento. Nel 2023, 26.154 interventi per tumore maligno del colon. Sono 183 le strutture in Italia che presentano volumi di attività uguali o superiori a 50 interventi l’anno, per un valore corrispondente di casistica pari al 66%. Il 28% della casistica è trattato in strutture con volumi bassi o molto bassi (inferiore a 45 interventi/anno)”. Tumore maligno della prostata. “Nel 2023, 23.650 interventi per tumore maligno della prostata. Sono 143 le strutture in Italia che presentano volumi di attività uguali o superiori a 50 interventi annui, per un valore corrispondente di casistica pari all’80%. Il 16% della casistica è trattato in strutture con volumi bassi o molto bassi (meno di 45 interventi/anno)”.

Tumore maligno del polmone. “Nel 2023, 14.336 interventi per tumore maligno del polmone. Sono 50 le strutture in Italia che presentavano volumi di attività uguali o superiori a 96 interventi annui, per un valore corrispondente di casistica pari al 74%. Il 20% della casistica è trattato in strutture con volumi bassi o molto bassi (meno di 45 interventi/anno)”. Tumore maligno del pancreas. “Nel 2023 sono stati effettuati 3.053 interventi per tumore maligno del pancreas. Grande frammentazione della casistica in strutture caratterizzate da volumi bassi o molto bassi, a fronte dell’elevata complessità dell’intervento chirurgico per il quale si richiede grande expertise – avverte l’Agenas – Solo 10 strutture in Italia presentano volumi di attività uguali o superiori a 50 interventi annui, per un valore corrispondente di casistica pari al 45%. Mentre il 42% della casistica è trattato in strutture con volumi bassi o molto bassi (meno di 45 interventi/anno)”.

Area perinatale. “Il numero di parti – rileva il rapporto – è in diminuzione nel post-pandemia, seppur in misura minore rispetto al trend prepandemico: 381.766 parti nel 2023, 11.700 meno del 2022. Un terzo dei punti nascita sotto il limite dei 500 parti l’anno – osserva l’Agenas – Per quanto riguarda la concentrazione dei parti, nel 2023 si è registrato un leggero peggioramento rispetto agli anni precedenti, con una progressiva riduzione del numero di strutture che hanno raggiunto la soglia dei 1.000 parti/anno (136 nel 2023, per un valore corrispondente di casistica pari al 62%). Aumentano i punti nascita al di sotto dei 500 parti/anno (137 nel 2023, in cui si concentra l’8% del totale dei parti)”.

Riguardo alla tipologia di parti, “diminuisce, ma lentamente la percentuale di parti con taglio cesareo con riferimento ai parti con taglio cesario primario, si registra una proporzione pari al 22,7%, in lieve calo dopo la battuta d’arresto nel trend di decrescita osservata nel 2022 (23,1%). Un ulteriore aspetto da considerare – si legge – riguarda l’analisi per dimensione dei punti nascita e per comparto (pubblico e privato), da cui emerge un minore ricorso al taglio cesareo nelle strutture pubbliche (con una differenza rispetto al privato del 10%) e un gradiente inverso per volume di parti. Persiste una marcata eterogeneità inter-regionale, con uno spiccato gradiente geografico: gran parte delle regioni del Sud ha fatto registrare nel 2023 valori mediani di taglio cesario superiori al dato nazionale. Si registra anche una spiccata variabilità intra-regionale, con strutture che superano il 40% in Campania, Sicilia, Puglia, Lazio e Lombardia”.

Area muscolo-scheletrica. “Frattura del collo del femore: migliora la proporzione di pazienti di età over 65 anni operati entro le 48 ore – prosegue il report – ma gran parte delle strutture rimangono al di sotto della soglia del 60%. Nel 2023, la proporzione mediana di pazienti con età sopra i 65 anni operati tempestivamente è aumentata rispetto all’anno precedente, arrivando quasi alla soglia del Dm 70/2015: 59% rispetto al 53% nel 2022. Per quanto riguarda la variabilità territoriali, molte regioni mostrano valori mediani molto bassi e la quasi totalità delle strutture si colloca al di sotto della soglia del 60% (in particolare in Calabria, Liguria, Basilicata, Umbria. Molise e Sardegna)”.

Nel 2023 le strutture che hanno garantito un tempestivo accesso all’intervento chirurgico per frattura di femore, almeno 100 casi trattati e più del 95% dei pazienti operati entro 48 ore, sono: Po Umberto I (Sr), ospedale Monopoli (Ba), ospedale Sandro Pertini (Rm), Po S. Giovanni di Dio (Aa), Humanitas Gavazzeni (Bg)». «Delle 69 strutture a più alto volume (più di 100 ricoveri/anno), 14 hanno raggiunto o superato la proporzione del 75% di interventi effettuati entro le 48 ore nel 2023 e anche nei 3 anni precedenti: Policlinico San Donato (Mi), Ospedale di Portogruaro (Ve), Ospedale di San Donà di Piave (Ve), Ospedale di Feltre (Bi), Ospedale Versilia (Lu), Ospedale Sandro Pertini (Rm), Ospedale San Paolo di Civitavecchia (Rm), AO San Camillo-Forlanini (Rm), Stabilimento di Jesi (An), Irccs Ospedale di Venere (Ba), Ospedale di Monopoli (Ba), Ospedale Guzzardi (Rg), PO S. Giovanni di Dio (Ag), PO Trigona (Sr).

Sono 10 le strutture ad alto volume che nel triennio precedente non avevano raggiunto la soglia del Dm 70/2015 e nel 2023 hanno migliorato il loro risultato, raggiungendo o superando il 75%: stabilimento Ospedaliero Castelli (Vb), Ospedale degli Infermi (Bi), Casa di Cura Mater Domini (Va), Ospedale Maggiore C.A. Pizzardi (BO), Ospedale L. Parodi Delfino Colleferro (Rm), Presidio San Filippo Neri (Rm), Policlinico Umberto I (Rm), Casa di Cura Pineta Grande (Ce), S. Leonardo (Na), Ospedale Paola (Cs)».

Chirurgia generale, colecistectomia laparoscopica. “Nel 2023 aumentano i ricoveri per colecistectomia laparoscopica: 101.700 interventi, 9mila in più del 2022. Aumenta anche la proporzione di ricoveri con degenza post-operatoria inferiore a 3 giorni: dall’86% nel 2022 all’88% del 2023; si è inoltre ridotta la variabilità tra le strutture sul territorio nazionale, segno di un miglioramento diffuso dei livelli di sicurezza dell’assistenza”, rimarca l’Agenas. “In merito ai i ricoveri in day-surgery (inclusi quelli con un pernottamento), particolarmente penalizzati nel periodo pandemico, si segnala una forte ripresa degli interventi nel 2023: 5.000 in più rispetto al 2022. Tale dato sembra indicare una capacità ritrovata del sistema di riorientare la ripresa delle attività dopo la pandemia verso modalità alternative al ricovero ordinario, che in epoca precedente avevano contrassegnato lo sforzo di miglioramento dell’appropriatezza organizzativa”, continua il report.

Area cardiovascolare. “Complessivamente – dettaglia il rapporto – aumenta dal 51% nel 2022 al 59% nel 2023 la percentuale di strutture con livelli di aderenza a standard di qualità alti o molto alti (valutazione mediante indicatori Pne treemap). Aumenta la tempestività di accesso (entro 90 minuti) all’angioplastica coronarica nei pazienti con infarto (Stemi) – si legge nel rapporto – La proporzione di Ptca (Angioplastica coronarica percutanea transluminale) effettuate entro 90 minuti ha superato nel 2023 la soglia del 60% prevista dal Dm 70/2015, passando da un valore mediano del 57% nel 2022 al 63% nel 2023. Le strutture ad alto volume (sopra i 100 ricoveri Stemi/anno) che hanno garantito un tempestivo accesso alla Ptca a più del 85% dei pazienti Stemi sono: PO Barone Romeo di Patti (Me), Ospedale di Treviso, Ospedale del Cuore G. Pasquinucci (Ms)”.

“Sono 35 strutture tra quelle ad alto volume hanno mostrato valori uguali o superiori alla soglia del Dm 70/2015 nel 2023 e nei 3 anni precedenti. Nord (17): Ospedale Maria Vittoria (To), Ospedale Santa Croce (To), Ospedale degli Infermi (Bi), Ospedale Sondrio (Ss), Ospedale Bolognini (Bg), PO di Chiari (Bs), Fondazione Poliambulanza (Bs), Ospedale C. Poma (Mn), Ospedale Centrale di Bolzano, PO S. Chiara (Tn), Ospedale Sant’Andrea (Sp), Ospedale Maggiore C.A. Pizzardi (Bo), Ospedale Santa Maria delle Croci (Ra), Ospedale Morgagni-Pierantoni (Fc), Ospedale Infermi (Rn), Nuovo Ospedale Civile S. Agostino – Este (Mo), Azienda Ospedaliero-Universitaria (Ff); Centro-Sud e Isole (18): Ospedale del Cuore G. Pasquinucci (Ms), Ospedale San Giovanni Battista Foligno (Pg), Stabilimento di Pesaro, Stabilimento di Macerata, Presidio Ospedaliero Nord (Lt), Ospedale F. Spaziani (Fr), Policlinico Casilino (Rm), Aou Policlinico Tor Vergata (Rm), PO Maria SS. Addolorata (Sa), Casa di Cura Villa Verde Srl (Ta), Casa di Cura Città di Lecce, Aou Mater Domini (Cz), PO S. Giovanni di Dio (Ag), PO Giovanni Paolo II (Ag), PO Barone-Romeo Patti (Me), PO S. Antonio Abate (Tp), Ospedale Civico di Palermo, Policlinico Monserrato (Ca)”.

Bypass aorto-coronarico (Bac): “In recupero i ricoveri, migliora la concentrazione della casistica. Relativamente al numero di ricoveri per Bac isolato (ossia non associato ad altri interventi cardiochirurgici), nel 2023 si è ulteriormente attenuato il gap rispetto al periodo prepandemico: -5,5%, pari a circa 750 ricoveri in meno. Sul versante della concentrazione della casistica, si è osservato nel 2023 per Bac isolato un aumento delle cardiochirurgie con volumi uguali o superiori alla soglia del Dm 70/2015: 18 strutture contro le 11 del 2022, con un valore corrispondente di casistica trattata pari al 35% del volume complessivo (era 24% nel 2022)”, documenta il report.

“Policlinico Universitario A. Gemelli (Rm), Ao.oo.rr. S. Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona (Sa), Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche (An), Villa Maria Cecilia Hospital (Ra), P.O. Clinicizz. SS. Annunziata (Ch), Ospedale del Cuore G. Pasquinucci (Mc), A.O.U. Mater Domini (Cz), Az. Ospedaliero – Universitaria Careggi (Fi), Ospedale di Treviso, Azienda Ospedaliera Sant’Andrea (Rm), Policl. Univ. Campus Bio Medico (Rm), Casa di Cura Montevergine (Av), Ospedale di Mestre (Ve), Hesperia Hospital Modena Srl (Mo), Presidio Osp. Cattinara e Maggiore (Ts), Azienda Ospedaliero-Universitaria (Pa), Ospedale Civile di Legnano (Mi), Presidio Ospedaliero Gaspare Rodolico (Ct)”. “Se si considerano tutti gli interventi di Bac (non solo quelli isolati), il numero di strutture sopra soglia nel 2023 sale a 38, con un valore corrispondente di casistica intorno al 60% del volume complessivo”, conclude il rapporto.