Una volta era una figura quotidiana, familiare quanto il panettiere o il postino: il lattaio. A Bologna, come in tante città italiane, passava ogni mattina con il suo furgoncino, oppure a piedi con la bicicletta e le bottiglie di vetro tintinnanti nel cestino. Portava il latte fresco direttamente a casa, magari spillandolo da grandi bidoni in alluminio. Oggi, dopo decenni di oblio segnati dalla diffusione della grande distribuzione e dei contenitori monouso, il lattaio torna a farsi vedere sotto le Due Torri. Ma con un volto nuovo.
Nella Bologna contemporanea, sempre più attenta ai temi della sostenibilità ambientale e della qualità alimentare, la figura del lattaio sta vivendo una piccola ma significativa rinascita. Non più solo un mestiere del passato, ma un simbolo di un ritorno consapevole a pratiche più lente, locali e rispettose dell’ambiente. Lo testimonia l’esperienza di alcune micro-imprese e cooperative locali che, in collaborazione con allevamenti del territorio – spesso certificati biologici – stanno reintroducendo la consegna del latte fresco a domicilio.
Il nuovo lattaio non si presenta più con grembiule bianco e berretto, ma con un mezzo elettrico, un’app per gestire gli ordini e un’etica che unisce il recupero delle tradizioni con le esigenze del presente. Il latte arriva in bottiglie di vetro riutilizzabili, raccolte al momento della consegna successiva. Si riducono così gli imballaggi e si valorizzano le filiere corte. Ma soprattutto si crea un legame diretto tra produttore e consumatore, riscoprendo quel rapporto di fiducia che la modernità ha spesso sacrificato.
In alcuni quartieri bolognesi, come la Bolognina o San Donato, è facile imbattersi in questi nuovi lattai urbani, magari giovani laureati che hanno scelto di investire in un’attività dal sapore antico ma dal futuro sorprendente. Si muovono di casa in casa, oppure sostano in punti fissi come i mercati contadini o le botteghe di quartiere. Alcuni offrono anche yogurt, panna e burro, tutti rigorosamente artigianali e a chilometro zero.
La risposta della cittadinanza, sebbene ancora di nicchia, è entusiasta. Famiglie con bambini, anziani nostalgici, giovani sensibili al green lifestyle: tutti attratti dalla possibilità di bere un latte vero, con un sapore più intenso rispetto a quello della grande distribuzione, e dalla sensazione di far parte di un progetto più grande.
Non manca però qualche ostacolo: la burocrazia, i costi di gestione, la necessità di rispettare rigorosi standard igienico-sanitari. Eppure chi sceglie questa strada sembra farlo con una convinzione che va oltre il semplice profitto. È una scelta di vita, un modo per restituire senso e qualità al quotidiano.
A Bologna, città da sempre attenta al buon cibo e alle sue tradizioni, il ritorno del lattaio è più di una curiosità: è un piccolo segnale di cambiamento, una testimonianza concreta che il futuro può passare anche da un gesto antico come bere il latte fresco ogni mattina.
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