Ogni anno, puntuale come un treno svizzero, con l’arrivo del Natale torna anche un interrogativo intramontabile: è vero che sotto le Feste diventiamo davvero più buoni? A Bologna, città dal cuore generoso e dallo spirito critico, la risposta non è scontata. Tra luminarie accese, mercatini affollati e il profumo di vin brulé che si diffonde per le vie del centro, il clima natalizio si sente eccome. Ma basta l’atmosfera magica per cambiare davvero il cuore delle persone?
Abbiamo fatto un giro tra Piazza Maggiore, la Montagnola e i portici di Via dell’Indipendenza per raccogliere voci e impressioni. I bolognesi si dividono tra chi crede fermamente nell’effetto benefico del Natale e chi, più disincantato, lo vede come una parentesi effimera, fatta più di convenzioni sociali che di reale cambiamento.
“Secondo me sì, a Natale siamo tutti un po’ più disponibili, più attenti agli altri”, racconta Maria, 62 anni, pensionata che ogni anno partecipa come volontaria alla distribuzione dei pasti per i senzatetto. “Certo, sarebbe bello che questo spirito durasse tutto l’anno, ma anche un mese di bontà è meglio di niente”. Un pensiero condiviso anche da Luca, studente universitario fuori sede: “A casa mia non siamo religiosi, ma durante le feste facciamo più caso ai piccoli gesti. Mi viene voglia di fare qualcosa per gli altri”.
Ma non tutti la pensano così. Giorgio, 45 anni, commerciante del centro, si mostra più scettico: “Io vedo solo un gran correre per comprare regali e riempirsi la bocca di buoni propositi. Poi a gennaio tutto torna come prima. Il Natale buono? Solo marketing”. Una posizione che trova eco anche in alcuni operatori del sociale. “Il picco di donazioni a dicembre è reale – spiega Chiara, educatrice in una casa famiglia – ma è anche vero che a gennaio molti si dimenticano. Abbiamo bisogno di costanza, non di slanci passeggeri”.
A Bologna però, l’impegno solidale durante il Natale non manca. L’Antoniano, con il suo tradizionale pranzo di Natale per i più bisognosi, è solo uno dei tanti esempi. Numerose le associazioni che in questo periodo raccolgono cibo, vestiti e giocattoli. E poi ci sono le iniziative spontanee: chi regala coperte ai clochard, chi lascia una busta con la spesa sul pianerottolo per il vicino in difficoltà. Piccoli gesti che, seppur episodici, raccontano una città viva e sensibile.
Forse, più che diventare “buoni” nel senso assoluto, a Natale ci si concede il lusso di fermarsi, riflettere e guardare l’altro con più attenzione. Il vero miracolo, semmai, è che in un tempo spesso frenetico e individualista, il Natale riesca ancora a creare uno spazio di umanità condivisa.
A Bologna, tra luci soffuse e cori natalizi, resta la speranza che quei semi di bontà sparsi a dicembre possano germogliare anche nel cuore dell’inverno. Perché, come dice un anziano signore sotto i portici, “basta poco per essere buoni… il difficile è ricordarselo anche dopo l’Epifania”.
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