Casa a Bologna: rinnovato l’accordo sul canone concordato
È stato sottoscritto a Palazzo Malvezzi l’Accordo Territoriale relativo ai contratti di locazione a canone concordato in attuazione della Legge 431/1998, in vigore dall’1 aprile. L’accordo tra Sindacati degli Inquilini e Associazioni di Proprietari rinnova quello appena scaduto (siglato nel 2022) e stabilisce regole condivise e parametri trasparenti per la realizzazione dei contratti di locazione residenziale non a libero mercato.
Si disporrà di un riferimento unico a livello metropolitano che avrà quindi validità in tutti i comuni della Città metropolitana di Bologna, superando così la preesistente separazione tra comuni del Circondario Imolese e altri comuni dell’area metropolitana, con una maggiore semplificazione burocratica a vantaggio dei cittadini.
Come anche recenti studi hanno dimostrato, negli ultimi anni il mercato libero della locazione residenziale in città ha subito rilevanti aumenti, anche per conseguenza della consistente componente turistica che ha contribuito da un lato a ridurre la disponibilità di alloggi per l’offerta locativa di lungo termine e dall’altro a spingere verso l’alto i canoni, che in alcune aree della città sono diventati inaccessibili per la più parte di famiglie, studenti e studentesse.
L’accordo va nella direzione opposta a questa deriva e a favore invece di uno spazio di mercato per la locazione di lungo termine e a canoni abbordabili.
Vi hanno aderito in modo unitario tutte le sigle sindacali rappresentative degli inquilini e dei proprietari.
Si è raggiunta una mediazione su alcune condizioni ferme da 10 anni: alcune correzioni nella suddivisione delle zone omogenee della città; il contenimento dei rialzi delle tariffe massime dei canoni entro l’11% rispetto a quelle vigenti; un impegno esplicito contro ogni forma di discriminazione.
Cosa prevede l’accordo
I vantaggi legati al tipo di contratti previsti da questo accordo, che contribuiscono a renderli appetibili, sono a favore sia dei proprietari dell’immobile locato, sia degli affittuari.
L’accordo prevede infatti che venga concordato un canone di affitto più basso rispetto a quello di mercato, sulla base di parametri oggettivi relativi allo stato dell’immobile e alla sua localizzazione; canone che può essere in parte (e a certe condizioni) detratto dal reddito imponibile del conduttore ai fini Irpef.
I proprietari, quale contropartita, possono godere di agevolazioni fiscali: la cosiddetta “cedolare secca”, cioè una tassazione particolarmente vantaggiosa per i redditi derivanti dalla locazione concordata, e una tariffa Imu agevolata rispetto a quella ordinaria.